venerdì 20 luglio 2012

Weekend a Parigi - secondo giorno

"Com'erano le previsioni di oggi?"
"Pioggia leggera"
"Beh, considerando che ieri davano temporali e poi ci sono stati più sprazzi di sole che altro, oggi sono ottimista e mi vesto leggera. Sì sì, guarda: la fettina di cielo che si vede da qui è proprio blu!"
Peccato che, nell'intervallo di tempo necessario per prenotare online i biglietti del Museo D'Orsay (non breve in effetti), il clima sia cambiato almeno una decina di volte, per poi stabilizzarsi su un freddo becco, accompagnato da una pioggerella che era sì  leggera, ma anche parecchio insistente. Qualcuno forse pensava di farsi una piacevole passeggiata al sole di metà luglio?





Per fortuna avevamo comunque programmato di trascorrere la domenica al Museo D'Orsay che, come il Rodin, l'altra volta avevamo trovato chiuso (entrambi sono di riposo il lunedì).
D'altra parte le domeniche sono sempre un po' noiose nelle città, anche in quelle grandi e turistiche: vuote del traffico dei lavoratori e del solito viavai degli abitanti, rimangono solo i turisti un po' spaesati. Che si rifugiano tutti nei parchi o, se fa brutto, nei musei. Possibilmente proprio in quello che vuoi visitare tu creando ingorghi pazzeschi ;)

Non credo che il Museo D'Orsay abbia bisogno di presentazioni: conosco tantissime persone che lo preferiscono addirittura al Louvre e in effetti trovarsi faccia a faccia con i più celebri capolavori impressionisti, tutti nella stessa galleria, è un'esperienza unica. A parte le opere esposte, anche la struttura mi è piaciuta moltissimo: come hanno mantenuto il sapore della vecchia stazione, con il soffitto di vetro e il grande orologio dorato. Peccato non poter scattare fotografie!
Spero quindi di non passare per una guastafeste se mi lamento di qualche lato negativo, tanto le bellezze del Museo D'Orsay le conoscete meglio di me!

1- le audioguide. Da quel che ho capito, ce ne sono di nuove e di vecchie. Indovina? A noi sono capitati i modelli antiquati ;) E c'è andata bene perchè erano gli ultimi due rimasti: chi è arrivato dopo di noi si è dovuto mettere in fila e aspettare che altri turisti, uscendo, lasciassero le loro radioline. Potrei capire se fossimo al museo di dalmatiche della parrocchia dietro casa, ma non qui, in un colosso che macina migliaia di visitatori ogni giorno!
La caratteristica più geniale di queste audioguide vecchio modello è che la lingua non si può programmare: c'è la macchinetta in francese, quella in inglese, quella in italiano e così via, devi quindi sperare che quella disponibile sia della tua lingua O_o A noi è andata anche bene perchè eravamo flessibili e abbiamo accettato senza problemi le uniche due disponibili (una in tedesco e una in spagnolo) ma chi conosce solo una lingua o al massimo spiccica qualche parola d'inglese?
Per non parlare del fatto che, arrivata al quinto piano, la mia audioguida s'inceppa. Chiedo aiuto alle maschere che mi mandano al "punto raccolta audioguide" alla fine del percorso, dove trovo un foglio di quaderno scritto a biro "chiuso - rivolgersi a piano terra". Domando alla cassiera del bookshop che, con l'aria infastidita di chi vuole scacciare un seccatore, mi dice che non può aiutarmi "Lo vedi che lo sportello è chiuso? Devi andare a piano terra". Peccato che significhi scendere cinque piani, stare in fila, poi risalire di nuovo: e fra quaranta minuti il museo chiude. Morale: ho rinunciato e ho scroccato la spiegazione in tedesco di Mr Owl capendoci però ben poco, anzi arrotondiamo pure a niente ;) Ciliegina sulla torta, quando restituisco la guida e mi lamento con l'addetto, lui mi tratta con una sufficienza e un'arroganza sconcertanti: sembra quasi che io non sia il cliente che ha pagato e subito un disservizio, ma un fastidioso ospite che, pur essendo stato ammesso con benevolenza all'empireo pittorico, invece di essere riconoscente per la grazia ricevuta osa anche lamentarsi.

2- Le lunghe code per mangiare. Non solo al ristorante vero e proprio dove dapprima volevamo pranzare (sbriciate che splendore nella foto che ho rubacchiato qui sotto!) ma anche nei bar. Fila per sedersi, fila per ordinare, fila per essere serviti, fila per chiedere il conto. Abbiamo passato a tavola la metà del tempo che abbiamo dedicato alla visita :(


3- I bagni. E non parlo della pulizia, che quello sarebbe niente. Ci credete che al quinto piano (quello che racchiude i quadri più famosi e, quindi, il più affollato) NON ci sono bagni? Neanche uno. Devi salire al sesto piano. E anche lì trovi un solo bagno con tre water. Non ci vuole un architetto con curriculum d'eccezione per capire che il pericolo esodo biblico è dietro l'angolo. Anche perchè al quinto piano si dà il caso ci sia anche la caffetteria di prezzo medio, quella che richiama gran parte dei visitatori.

La bella sorpresa ci attende fuori, dove ci accoglie un bellissimo sole! Passeggiamo sul lungo Senna scartabellando le celeberrime bancarelle e lasciandoci riscaldare dai raggi caldi: ci voleva proprio un bagno di luce!





Non che l'assaggio d'estate duri molto, eh? Ma per fortuna sole e nubi si alternano senza pioggia e creano giochi di luce meravigliosi (che ovviamente non riesco mai a fotografare, sgrunt...)



Cammina cammina, ci inoltriamo in un angolo di Parigi sconosciuto: la piccolissima Île Saint-Louis. Attraversata da un'unica strada principale (di domenica praticamente pedonale) ti fa dimenticare di essere nella grande capitale: negozietti d'arte, minuscoli bar, famiglie che passeggiano tranquillamente in mezzo alla via hanno un sapore da piccolo paese.
Un suggerimento per i più arditi: per una sosta - o per combattere la noia - potete provare l'Au lys d'argent. Non per le crepes. Né per il tè (che costa anche tanto). Neanche per il personale, dato che il proprietario stesso è abbastanza burbero. Bensì per il bagno :) Un'esperienza intensa e mozzafiato degna della casa degli orrori dei migliori luna park - e qui è anche gratis!
Una dritta - quando aprirete la porta dello stanzino 1x1m non affannatevi a cercare la luce: si accende lentamente da sola, rivelandovi pian piano le meraviglie del vano che i gestori hanno amorevolmente allestito per voi.
Attenzione: la visita è riservata alle persone di altezza inferiore al metro e settanta. Se siete alti e proprio non resistete, occhio alla testa! ;)

La giornata finisce da Chartier, dove finalmente riusciamo ad entrare! E dopo solo mezz'ora di attesa in strada. Wow! Sì perchè col tempo questo locale in rue Faubourg Montmartre è diventato così famoso da avere sempre, immancabilmente, qualche metro di fila davanti all'ingresso. Va bene che è citato da diverse guide, va bene che il cibo è buono (ma niente di eccezionale) e i prezzi ragionevoli, va bene che sfama i parigini da oltre cento anni, ma considerarlo leggendario mi sembra eccessivo. Anche perchè fortuna ha voluto che ci servisse la cameriera più incagabile della storia, tanto indisponente da battere 6-0 lo stereotipo del parigino strafottente, odioso e urtante che tutti hanno più o meno in mente. Tanto per capirci, quando è arrivata a prendere le ordinazioni a un tavolo di inglesi vicino a noi (notare che il menù è solo in francese e nemmeno facile da decifrare) alla prima domanda ha sbottato "Cioè, fatemi capire, siete qui da un quarto d'ora e non avete ancora deciso cosa volete mangiare?" E poco dopo è riuscita a far scappare un'intera famiglia di portoghesi, stufi e irritati dai suoi modi rudi (dopo 20 minuti di fila. Sotto la pioggia. Avete presente quando bisogna sfrantecare le scatole a un turista affamato prima di farlo smammare da un tavolo faticosamente conquistato dopo 20 minuti di attesa?)
La cosa che più abbiamo apprezzato della cena è stato mangiare letteralmente fianco a fianco con sconosciuti. Non intendo dire "vicini" (come sempre capita in Francia e non solo) ma proprio nello stesso tavolo! :) Certo, siamo stati fortunati perchè la compagnia era delle migliori: alla nostra destra sedevano due deliziosi ragazzi americani, alla nostra sinistra una coppia francese che ci ha aiutato non poco con la traduzione del menù. Non vi dico la faccia dell'americano quando ha capito che il "museau" che aveva preso come antipasto, quelli che sembravano tanto semplici tocchetti di prosciutto, era in realtà naso di mucca! ;D
Al piacere della compagnia, si è aggiunto quello del vino: avendone finalmente trovato uno decente (pare che quello delle prime due sere fosse impresentabile: alla faccia della fama dei viticoltori francesi) Mr Owl si è scolato allegramente una mezza bottiglia fino all'ultima goccia, mentre io, notoriamente astemia, ci davo dentro col dolce. Purtroppo quel "chou chantilly", un mega bignè che prometteva tanto bene, non era proprio all'altezza. Morale della favola: se volete andare da Chartier, fatelo più che altro per sbevazzare in buona compagnia!

 

 

- Fine seconda giornata -

... Continua domani...

14 commenti:

  1. si però dai che fascino paris!
    io sono tra quelli che preferiscono il d'orsay al louvre, i tuoi reportage sempre splendidi. baciotti Ilaria frollini

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  2. Che meraviglia...foto bellissime.
    Raffaella

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  3. Grazie! In realtà sono ancora più insoddisfatta del solito delle foto scattate a Parigi: la poca ispirazione ma soprattutto la mia scarsissima abilità non hanno aiutato. Mi fa comunque piacere che i reportage vi ispirino e vi facciano assaporare il fascino di Parigi :)

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  4. che voglia che mi hai fatto venire robin! che bello poter viaggiare spesso come fai tu.
    aspettiamo seconda parte :)

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  5. Bellefoto e bella descrizione brava rendi le cose come se fossi sul posto buona fine settimana ciaooo

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  6. E' proprio la Parigi che ricordo cara Robin. Quella che non si ricorda per la cortesia dei locali ma per l'aria che si respira, l'ambiente..
    Le fotografie sono belle e le hai presentate benissimo. Aspetto la prossima ;-)

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  7. Bella, bella questa seconda parte di reportage!! Che dire?? I francesi non sono esattamente campioni di simpatia, lo confermo a mia volta (non me ne vogliano i francesi in ascolto)... o per lo meno non solo sono con i turisti italiani. per quanto riguarda il bagno propongo di aprire un dibattito vero e proprio, a prescindere dalle condizioni dei bagni in cui ti sei trovata: ma perchè solo noi italiani abbiamo il bidet??? Come fa il resto del mondo????????? ;-)
    Buon weekend!!

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  8. Belle foto divertente il reportage...certo é che il sole rende tutto piú bellllllissumissinmo...però parigi é parigi...peccato i parigini:-P

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  9. Grazie per questo meraviglioso viaggio a Parigi, che io amo alla follia. Leggerti e' un po' come essere la'. E io la adoro anche con la pioggia :-)))

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  10. Grazie a tutte voi, ragazze!
    Silvia - ormai ho ovviato al problema bidet portandomi sempre una bottiglietta di plastica quando sono all'estero: funziona perfettamente ;)

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  11. Cara Robin, bel reportage, felice di sapere che ti sei fatta un voletto a Parigi. Non ci vado da molto, ormai dalle vacanze studio della scuola media, ma ce l'ho nel cuore. Interessante vedere come persone diverse si concentrino su aspetti diversi della stessa città quando sono in viaggio: mi vergogno un po' a scriverlo, ma di solito evito i musei, invece vedo che tu ne hai visitati molti. Non so, sicuramente perché non sono una grande intenditrice d'arte, ma ho l'impressione che stando al chiuso potrei perdermi qualche scoperta sensazionale all'aperto, un angolino caratteristico o un profumo particolare, una luce che rende diverso il posto in cui mi trovo...Nonostante ciò confermo quel che dici sul Musée d'Orsay: dopo ben tre visite (considera che la prima volta ero in quarta elementare e volevo solo andare Disneyland Paris!) farei uno strappo alla mia regola e potrei tornarci, e lo preferisco decisamente al Louvre :)

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    1. Hai ragione: credo fermamente che ognuno debba costruirsi la vacanza su misura, perchè non tutti cercano le stesse cose in un viaggio!
      Nel nostro caso, potendo, vorremmo fare di tutto quando visitiamo una città: vedere i musei, passeggiare per le strade senza meta, fare shopping, provare a immedesimarci negli abitanti del luogo (ad esempio, io adoro curiosare nei supermercati!) non da ultimo rilassarci nei parchi. Però ovviamente il tempo è quel che è quindi si devono fare delle scelte.
      Sicuramente, per abitudine e per formazione, sia io che Owl siamo attirati dai musei e dalle collezioni. E' vero anche che stavolta ci ha dato una mano il tempo capriccioso: girovagare sotto la pioggia è romantico a piccole dosi, dopo un po' è moooolto più allettante rifugiarsi al caldo e all'asciutto! ;)

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  12. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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