lunedì 25 marzo 2013

La trasferta russa - il giorno x, ovvero l'odissea del parrucchiere


Ed eccoci arrivati a mercoledì 20 febbraio. Il grande giorno.
Per la cena in ambasciata? Noooooo, per la spedizione dal parrucchiere! :D
Come molte di voi hanno intuito, è stata una vera e propria avventura.
La tabella di marcia della giornata prevedeva: mattinata in ambasciata, ritorno in hotel dopo pranzo, disbrigo questioni burocratiche, parrucchiere alle 16.00 per me e CollegaNuova, ritorno in hotel, doccia-vestizione-trucco e partenza per l'ambasciata. Naturalmente le cose non sono andate come da programma. Avevate qualche dubbio? ;)
Ma partiamo dall'inizio


Al mio risveglio trovo CollegaNuova in stato comatoso, dopo che la sera prima è rientrata dalla cena all'una di notte. Arrivata in camera, un po' per la stanchezza, un po' per la sua tendenza all'insonnia, non
riesce a chiudere occhio e si sa che ripetersi "Devi dormire! Devi dormire altrimenti domani sarai uno straccio!" produce esattamente l'effetto tanto paventato: la poverina si appisola alle 4.00... E la sveglia suona alle 6.45. Io che provavo un vago rimorso al ricordo di come avevo sganciato tutti ritirandomi in camera da sola, mi convinco di aver fatto la cosa giusta: ogni tanto vale la pena di dire di no, di rifiutare un "dovere lavorativo di serie c", se questo serve per realizzare al meglio un "obiettivo di serie a", per essere in forma nel momento davvero cruciale. E così mentre CollegaNuova agonizza a letto, io scendo a colazione e tengo banco da sola in una tavolata di zombie :)

Arrivati in ambasciata, conosciamo finalmente la moglie dell'ambasciatore, quella che ci era stata descritta come "una donna molto formale, che ama le persone eleganti e le cose chic", insomma, il tipo che ti mette a disagio ancora prima di incontrarla. La consorte vamp si rivela un essere di tale bruttezza e sciatteria che nessuno di noi riesce a credere che possa essere davvero lei. Per fortuna, prima che la scambiamo per il garzone del fiorista e le chiedamo di modificare i centrotavola, un ragazzo dello staff si affretta a presentarcela. Rimaniamo a bocca aperta: un'altissima scopa vestita, secca e gobba, con un trapezio di capelli crespi e grigiastri, due spaventose occhiaie da panda e una fila di denti storti, di un colore che si alterna tra il grigio tortora e il giallo zafferano. Dev'essere stato allora che CollegaNuova ha iniziato a pensare che, tutto sommato, il parrucchiere non era così indispensabile e che poteva sfruttare meglio quell'ora dedicata allo shampoo, ad esempio recuperando il sonno perduto.
Aggiungi che come al solito gli imprevisti si susseguono a cascata e siamo in deciso ritardo sulla tabella di marcia: CollegaNuova mi tira il pacco e decide di saltare la seduta di restauro tricologico. Mi passa la cartina scala 1:100.000 che le ha stampato la receptionist dell'hotel e mi riassume brevemente le indicazioni per raggiungere il parrucchiere. Peccato che il percorso segnato parta dall'albergo, dove non faremo mai in tempo a tornare, e io invece mi trovi ancora in ambasciata.
Poco male, sono ottimista. Non può essere tanto difficile trovare un parrucchiere a Mosca, giusto?
Eheh, sì giusto, come no.

Sincronizzo l'orologio: ho un'ora e mezzo a disposizione, due al massimo se confido in un ritardo anche di Capo e CollegaNuova. Decido di chiamare un taxi, per non perdere tempo. Ingenua me... La guardia all'ingresso si mette a ridere alla mia richiesta:
"Non usi il taxi, potrebbe impiegare un'ora ad arrivare là"
"No, non ha capito - insisto io aprendo la cartina davanti al vetro - vede, devo andare qui: siamo vicini!"
"E' lei che non ha capito. Non ha idea di cosa sia il traffico a Mosca. A quest'ora è tutto bloccato e per percorrere una decina di chilometri potrebbe metterci mezz'ora, un'ora o anche due se il suo taxi si ferma in un ingorgo. Si fidi di me, NON usi il taxi"
Abbattuta, inizio a pigolare:
"Però vede... io devo proprio andarci... ho un appuntamento..."
"Nessun problema! Usi la metro, è facilissimo! Esca di qui, vada dritto finchè non trova via Arbat, entri nella metro Arbatskaya, prenda la linea blu e scenda alla prima fermata: Alexandrovskiy Sad. Lì cambi e prenda la linea grigia in direzione Altuf'evo. Di nuovo una fermata, scenda a Chekhovskaya e percorra il raccordo con la linea verde (che scoprirò essere lungo qualcosa come un paio di chilometri) prenda la linea verde in direzione Rechnoi Vokzal e scenda alla prima fermata, Mayakovskaya"
Facile no?
Così elementare che, per ravvivare un po' il giochino altrimenti noioso, le indicazioni scritte tutte, esclusivamente in cirillico, che ai moscoviti i caratteri latini e la lingua inglese stanno proprio indigesti.
Il percorso suona più o meno così:


Notare l'appunto scritto su una busta sbrindellata, nella migliore tradizione lavorativa delle donne in carriera. Però era una busta dell'ambasciata, oh yeah.

Ci penso un po', poi mi convinco: ce la posso fare. D'altra parte sono a Mosca perbacco, mica su Marte! E non sono così imbranata. Non si tratta di fare orienteering in mezzo alla foresta pluviale dotata solo di bussola e di un branco di gorilla affamati alle calcagna. E' una metro e le metro funzionano tutte allo stesso modo.
Una volta in strada sono meno sicura di me. Cammina cammina, non trovo i riferimenti nominati dalla guardia. E se non avessi capito bene? Mi rendo conto solo in quel momento che sono sola in un mondo russofono e che alle cinque lezioni di russo ho imparato a malapena:
"kak делa?" (come stai?)
"Хорошо, спасибо" (bene, grazie)
"kak яa радa!" (come sono felice!)

Evidentemente, tutte frasi utilissime nel contesto specifico. Ravanando nel mio misero bagaglio culturale riesumo una parolina più utile: где - dove. Adesso non mi ferma più nessuno. Mi piazzo in mezzo all'Arbat street e inizio a piantonare i passanti.
"Gde metro arbatskaya?"
Prima mi ignorano. Fa parte dell'etichetta russa.
Ma io insisto: siete duri? Io lo sono di più (e ho un bisogno disperato di un domatore di capelli crespi).
Quando ripeto la domanda finalmente mi guardano, in cagnesco. Ma continuano a tacere.
Alla terza volta si rassegnano ad ascoltarmi e a malavoglia aprono le labbra per mugolare "da" o "niet". Niente di più eh? Che vi aspettavate, indicazioni forse? ;)
E' comunque sufficiente per trovare finalmente la bocca della metro. Vi dirò, il tragitto sottoterra è stato la parte più semplice del viaggio. Tutto sommato è vero che le metro funzionano più o meno allo stesso modo ovunque. Certo ho strabenedetto le cinque lezioni di russo, perchè un minimo di familiarità con l'alfabeto cirillico mi ha salvata. Naturalmente ci sono state altre piacevoli interazioni con gli autoctoni come la conversazione tra me e una signora sulle scale mobili:
"это метро три?" (questa - metro - tre - puntodidomanda)
Forse la concordanza di genere non è corretta, non ne ho idea, ma mi sembra una frase abbastanza comprensibile. Eppure la logorroica signora ci ha messo un po' prima di sospirare scocciata "da".

Quando sono sbucata a Mayakovskaya ero in ritardo e sudata come se fossi appena uscita da una sauna (vi ricordo che la metro moscovita non è riscaldata ma a causa della profondità e dell'affollamento è caldissima - e voi siete imbacuccati come Amundsen). Ero però trionfante come se avessi corso i mille metri in due minuti.
Ecco però che l'entusiasmo si spegne appena metto il naso all'aria aperta. Mi trovo in un enorme incrocio di varie strade a sei corsie, tre per direzione. E naturalmente il parrucchiere Amidi non si trova esattamente sopra l'imboccatura della metro. Mi avvicino a un venditore di gratta e vinci cirillici che sembra sudamericano: magari questo parla russo come me e possiamo comunicare in inglese o spagnolo? Con un sorriso settantacinque denti lo approccio ma no, parla solo russo. Vabbè. Nel modo più amichevole possibile gli chiedo il mio solito "Gde улица (via) B..."
E m'impappino sulla prima sillaba della strada. Accidenti com'è lungo questo nome. Ci riprovo ma niente. Allora mostro al tipo la cartina 1:100.00, dove a malapena si vede la stazione della metro e maledico la receptionista che non ha stampato indicazioni più dettagliate. Il venditore ambulante è disponibile ma scuote la testa sconsolato: non capisce.

Io sono ancora più sconsolata di lui. Per un attimo penso di gettare la spugna e tornare indietro, poi mi appare la visione dell'alternativa


Cugino itt non è contemplato alla cena di gala.
Scartabello tra i fogli e trovo l'indirizzo della parrucchiera scritto a mano dalla receptionist. Io non lo so pronunciare ma forse il venditore ambulante lo sa leggere. Glielo mostro e dopo averci pensato un po' mi indica una stradina dall'altra parte della tangenziale. Dice anche un centinaio di altre parole che non capisco, ma continua ad indicare la viuzza e a pronunciare convinto il nome della via (che non riuscirò mai a ripetere). Con una valanga di "spasiba" me ne vado e mi dirigo da quella parte. Dopo il trambusto dell'incrocio tra tangenziali quella stradina solitaria mi sembra un'oasi di pace. Forse un po' troppo solitaria e silenziosa a dire il vero. Cammino guardando i numeri civici senza incontrare qualcuno a cui chiedere informazioni (come farlo non saprei in effetti ;)). 1, 2, 3, 4, 4/A, 4/B, 5, 5/A, eccolo! Il mio!
E' un parrucchiere! C'ho beccato!
Confronto il nome cirillico sulla vetrina con quello latino nei miei appunti e mi sembra che sia lo stesso.
Entro sicura come Caterina II all'Hermitage. Certo, c'è un piccolo problema: come spiegare che l'hotel mi ha prenotato una messimpiega per le 16.00? Per non parlare di come spiegare il tipo di piega che vorrei.
Un problema alla volta. Sono arrivata fin lì: ormai è fatta.
Sempre col sorriso settantacinque denti inizio con determinazione:
"Reservazia Hotel Metropol, 4 hur... time... ehm..." (indico l'orologio e ripeto "quattro" in russo)
La segretaria mi guarda spalancando gli occhi come se avesse davanti un alieno. Rimane basita e biascica un internazionale "an momént". Arriva la collega che parla inglese e mi spiega gentilmente che non hanno nessuna prenotazione per le quattro dall'Hotel Metropol. Ah davvero? Ah... E' come una doccia fredda sui capelli (che si arricciano all'istante)
"Può ricontrollare per favore?" imploro con un filo di voce. Devo davvero farle pena perchè scorre di nuovo l'agenda e poi mi sorride: "Abbiamo un altro negozio dall'altra parte di Mosca. Forse avete prenotato in quello?"
Mi prende un colpo, poi però tiro fuori il bigliettino ormai consumato con l'indirizzo scritto a mano dalla receptionist "No, no - insisto - Guardi, l'indirizzo è proprio questo!"
Lei legge e sorridendo mi dà una dolorosa mazzata "Ahhhhh, Amidi in via vattelapesca! Ma non siamo noi, Madam"
"Ah, non siete voi... "
Queste sono state le mie ultime parole. Poi un silenzio di tomba. Ma che jella malefica bisogna avere per trovare proprio un parrucchiere a un indirizzo identico a quello che cerchi?
La parrucchiera, davvero molto carina, mi riporta sulla terra con un sorriso.
"Guardi, il suo parrucchiere è qui vicino"
Mi viene la nausea: non ne posso più del più vicino russo. Però ascolto le sue indicazioni: "Dritto, a destra, poi a sinistra. Non può sbagliare" Certo, questa l'ho già sentita.
Uscita dal salone con una marea di "isvinize" mi fermo a pensare come Ercole al bivio. Giro a destra per riprendere la metro oppure m'inoltro a sinistra verso la chimerica parrucchiera?
La testardaggine ha la meglio: se torno in hotel tutta l'odissea sarà stata vana. Andiamo a sinistra!

Non la tirerò per le lunghe: dietro l'angolo c'era davvero la mia Amidi :) E una segretaria parlava anche inglese. E mi hanno fatto un ulteriore sconto rispetto al prezzo ribassato già indicato all'hotel.
Mi sento in paradiso. Inizio a elargire sorrisi a tutti e quando mi siedo al lavatesta poco manca che mi addormenti facendo le fusa. E' un piacevolissimo momento di relax e soddisfazione personale.
Nemmeno quando la segretaria mi chiede come voglio la piega mi scuoto più di tanto: "Normal" rispondo. Tradotto: 'Basta che non mi facciate la cotonatura delle badanti; va bene un'asciugatura standard e non mi disturbare mentre mi massaggia la testa - purrrrrr'.
La segretaria torna con una rivista e mi indica la modella in copertina "Zhis is normal for you?"
Do un'occhiata e vedo una sirena tipo questa.

Urca se mi va bene!
"Ja! - rispondo convinta - se riesci a farmi assomigliare a lei anche nel resto vengo qui ogni settimana!"
Ridacchio da sola alla pessima battuta, chiudo gli occhi e mi immergo beata nel massaggio alla cute.
Il mio parrucchiere non parla una parola d'inglese e usa tecniche strane. Ad esempio, non mi ha mai pettinato: nè prima del lavaggio, nè durante, nè dopo. Ma onestamente ho smesso di preoccuparmi un quarto d'ora prima, quando mi sono seduta al lavatesta. Io e lui ci guardiamo sorridendoci a vicenda. Io beata per il piacere di avercela fatta. Lui per gentilezza e forse per la sorpresa di avere tra le mani un cliente straniero. Sembriamo due innamorati, benchè lui sia palesemente gay e io palesemente ebete.
Quando mi siedo allo specchio per l'asciugatura torna la segretaria che mastica l'inglese e mi chiede se voglio un tè. Incerta, le chiedo di ripetere: sì, mi stanno offrendo proprio un tè caldo, con tanto di torroncino al cioccolato! Io amo i parrucchieri russi :)
Mentre mi godo estasiata il tè, iniziamo una conversazione assurda in una lingua franca inventata lì per lì. Come adoro questi momenti: quando non ci sono lingue ingabbiate, grammatiche, traduzioni forzate, ma solo comunicazione pura, un miscuglio di parole prese da vari idiomi e di pensieri liberi - o quasi ;)
Io non parlo una cippa di russo, voi parlate abbastanza da culo inglese, un altro impiegato s'inserisce e tenta due parole di spagnolo - che all'estero è considerato universalmente il fratello gemello dell'italiano - quell'altra vecchietta al lavatesta prova a riesumare le conoscenze scolastiche del francese. Un casino che non vi dico, ma mi sento molto accolta.
Alla fine il risultato non è proprio quello della rivista, ma sono più che soddisfatta... Anche perchè in ogni caso, appena uscita, devo infilarmi subito il colbacco per non congelare ^^'

Il resto della giornata procede più o meno come previsto. Riassunta, la cena è la solita trafila di saluti, presentazioni, salamelecchi, discorsi di rito e p.r. del caso.
Le uniche sorprese sono:
1) A metà cena arriva, non previsto, anche Mortadellone. E' come incontrare di persona qualcuno di familiare di cui conosci tutti i tratti più caricaturali: confermo che anche dal vivo tiene le mani giunte con le dita che tamburellano fra loro :) Tutti continuano a chiamarlo "presidente", nessuno sa perchè.
2) Sono sopravvissuta alle scarpe. Miracolosamente. Anche se hanno iniziato a farmi male già nel tragitto camera-hall dell'albergo (non ridete: stiamo parlando di quasi un chilometro tanto era grande l'hotel! ;)). Ammetto che a un certo punto della serata ho iniziato a togliermi le scarpe ogni volta che scendevo in cucina, camminando scalza tra i fornelli per poi infilare i tacchi poco prima di rientrare nella sala della cena, in un gioco di metti-togli che faceva sghignazzare i camerieri moscoviti dietro le quinte.

Immagino di non aver soddisfatto completamente la vostra curiosità, eh? Ok, ok, eccovi qualche foto (ovviamente ho dovuto eliminare tutte quelle con persone, ovvero il 99,9% ;)




Solo a fine cena mi sono accorta che non avevo immortalato l'opera del parrucchiere moscovita! Ecco allora che mi sono autoscattata una foto (spero apprezziate il pensiero: l'ho fatto solo per voi! C'è qualcosa di più imbarazzante di mettersi davanti allo specchio con una macchina fotografica? O_o) Dopo vari passaggi sotto al colbacco, una doccia e una serata di lavoro non rimaneva molto della piega, ma l'idea era questa.


Come? Volete anche le foto del mio look? Ma siete incontentabili! ;) Per fortuna (vostra, non mia O_o) il Capo ha insistito per immortalare anche tutti noi, quindi sono dovuta passare anche dall'altra parte dell'obiettivo. Ecco le due versioni che avevate visto prima della partenza: con e senza coprispalle :)


Sì, l'abito è ancora stropicciato come prima della partenza. Non l'ho fatto stirare nè l'ho appeso in bagno mentre facevo la doccia ^^' Avevate dei dubbi?


Fine quarto giorno


18 commenti:

  1. Madonnasanta ma sei bellissima! Molto meglio della sirena sulla rivista! ..comunque avevi un'espressione piuttosto riposata tenuto conto del delirio della ricerca del parrucchiere...io sarei svenuta molto prima della cena...

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    1. Kalì tesoro, grazie mille ma purtroppo non merito i tuoi complimenti: la prossima volta mi tolgo la maschera e poi vedi come sono bellina ;)
      Ah, mi vedi anche una faccia riposata? :) Un bacio!

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  2. Robin ma sei uno schianto!!! Hai dei capelli meravigliosi e davvero con il vestito stavi benissimissimo!!! Però sappi che mentre leggevo ho avuto paura per te: ma sai se ti perdevi a Mosca e non arrivavi in tempo alla cena? Cioè, calma, non ti considero COSI' imbranata, ma a me certo sarebbe successo proprio questo, perciò ho iniziato a temere il peggio!!! Invece sei una superwoman e sei riuscita ad arrivare alla cena perfettamente pettinata e vestita, con un sorriso radioso!!! Tutta la mia ammirazione davvero :-) Un abbraccio e buona settimana!

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  3. ho sempre pensato che tu fossi davvero uno schianto, sbaglio o sei alta?? dai tuoi post precedenti dai quali ogni tanto sporge un angolino di te.
    Naturalmente non posso che ringraziarti per tutti i dettagli sull'odissea parrucchiere, che, come ben sai, attendevo ed è il mio pane quotidiano.
    Complimentoni per aver raggiunto la meta, del resto ti capisco, io mi sento terribilmente a disagio coi capelli lavati in casa (nel tuo caso in stanza!) per occasioni importanti, e non mi importa se gli altri, vedi la signora qui descritta, hanno dei capelli impresentabili. GRAZIE GRAZIE un bacione sandra frollini

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  4. "basta che non mi facciate la cotonatura delle badanti" hahahahaha mi hai fatta morir dal ridere!
    Bello bellissimo il tuo racconto, bello l'allestimento e bellissima la tua piega! Accidenti! Quasi quasi sabato vado a Mosca in giornata dalla"tua" parrucchiera, mi passi info e soprattutto indicazioni stradali? ;-)))

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  5. che avventura!! però ce l'hai fatta..grande!!!!
    stavi benissimo!!!!

    bacioni

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  6. Silvia - beh, grazie! Anche se non è vero mi prendo tutti i complimenti e faccio finta di niente ;)
    In realtà l'unico rischio che ho corso è stato quello di dover tornare in hotel senza piega: avevo l'orario sotto controllo e sapevo qual era la fermata della metro vicina all'hotel, quindi per male che andasse sarei tornata indietro con la coda fra le gambe...
    P.S. insomma, più che sorriso radioso e il "sorriso plastico" da fotografia (come vedi è sempre lo stesso) ^^'

    Sandra - No, non sono alta! all'incirca 1.66 :) Eheh, ti ho pensato mentre mi facevano lo shampo: sapevo che l'avventura dal parrucchiere ti sarebbe piaciuta! In realtà non sono poi molto a disagio coi capelli in disordine (capito spesso in ufficio con la chioma ho-infilato-le-dita-nella presa-di-corrente che hai visto in foto) ma in quel caso avere una testa in ordine era un obbligo lavorativo ;)

    Robby e FataDelFeltro - grazie!

    Francesca - Naturalmente, ma in cirillico, eh?

    LaMiaVitaSemplice - Ah, la sirena è Bar Rafaeli??? Stra-urca allora!!

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  7. Ollalllaahh ma davvero Robin, ma quanto sei bella? Sembri Lady Godivaaaaah
    Oddio che ridere la scopettona formale elegant-chic!
    Grazie del racconto, e delle foto!!

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  8. Accidenti che avventura! Però visti i bei boccoli e il risultato finale con il look, direi che ne è valsa la pena! ;-)

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  9. Ma sei bellissima!!! Certo che trovare quel parrucchiere è stata un'odissea...però ha fatto un ottimo lavoro. Hi dei boccoli meravigliosi.

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  10. Mi hai fatto morire dalle risate,sei decisamente la mia donna in carriera preferita, senz'altro la più divertente!! :D
    Mi piace il momento poliglotta del té dal parrucchiere, e anche la chiusura in bellezza col tuo look a dimostrazione che è andato tutto per il meglio, ti trovo molto bella ed elegante e dentro di te avresti potuto a buon diritto canticchiare spensierata per l'impresa titanica del pomeriggio ^_^

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  11. Sfolli - ahah, no! Chiedilo a Lucy che è mia amica FaceBook e può vedere le foto "integrali" ;))

    Cappuccino&Baguette - ciao! Sì, un'odissea ma a posteriori è stato anche divertente

    Ciccola - grazie!!

    NataDiMarzo - grazie! :) Il momento del tè dal parrucchiere è stato un piccolo sprazzo di paradiso ;)

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  12. A parte che io mi perdo pure a paesino in culo ai lombrichi dove ci stanno 2 starde 2 e la gente parla -per lo più- italiano. Con una forte inflessione toscana ma italiano.

    Ma tu, proprio tu, che mi avevi quasi convinta a non essere l'unica imbranata sulla terra, riesci a comunicare coi cirillici?? e poi sei pure una figa, cavolo.
    Questa non me la dovevi fare.
    ;)

    Susibita

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    1. Ahah, guarda, pur nella mia abissale imbranataggine ammetto di avere un buon senso dell'orientamento (tranne quando devo trovare l'auto in un grande parcheggio ;))
      Per la lingua... beh, ho fatto molto allenamento con la badante dei miei nonni, con cui avevamo sviluppato una "lingua franca" per comunicare ;)

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  13. Ahuahauahahauha! no scusa lo so che non è un bel modo per presentarsi mami sono cappottata dalle risate! E non rido DI te, ma di come riesci a descrivere la scena! Sei troppo divertente!
    Ricominciamo... Ciao sono Eugenia e sono capitata per caso da te... come immaginerai non me ne vado per niente al mondo! Troppo curiosa dei prossimi giorni!! A presto! Un abbraccio

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  14. Ciao cara, volevo lasciarti la ricetta dei YMCA cupcakes ;-)
    Se ti interessa, e' facilissima!
    http://allrecipes.com.au/recipe/13653/rainbow-cupcakes.aspx

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  15. Eugenia - Ciao e grazie :) Sono felice si averti nel nido e spero di avere presto... beh, diciamo non troppo tardi... modo di pubblicare l'ultima tappa della mia trasferta russa!

    Sfolli - ah, ho capito allora di cosa si tratta! Pensavo fossero cupcakes a forma di arcobaleno ^^' Mi copio anche la ricetta di questi: sono sicura che lasciano i bambini a bocca aperta (e non solo i bambini ;))

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