mercoledì 22 agosto 2012

Il Roussillon e le chiese romaniche dimenticate

Il viaggio vero e proprio inizia martedì, quando di buon’ora lasciamo la Costa Azzurra diretti a sud.
Capisco di essere arrivata quando, lasciata l’autostrada, mi sembra di essere tornata all'estate del 2005 e al mio trasferimento nell'angolo più dimenticato della remota Aragona. Non c’è bisogno di leggere su un manuale di storia che il Roussillon è stato possedimento spagnolo fino a metà 600: l’impronta catalana è ovunque, nella natura sempre più brulla e nei minuscoli paesini semideserti da città fantasma sudamericana.

Quasi per caso vediamo la nostra prima fortezza catara: Quéribus, abbarbicata sulla roccia.


Sembra uno sperone di montagna ma aguzzando la vista si scorge il castello. Pare scolpito tanto si fonde alla perfezione col monte, come se nascesse naturalmente dalla roccia.
Quéribus fu l’ultima roccaforte catara a cadere nel 1255. Non stupisce che durante la crociata albigese gli eretici in fuga si cercassero rifugio spingendosi fin sulle creste più impervie di queste inospitali montagne, da sempre terra di frontiera e storico rifugio per esiliati, perseguitati e “scomodi” di varia natura (templari compresi, nel caso qualcuno fosse interessato ;))



Trascorriamo la notte a Gincla, che più che un paese è una manciata di case ;) L’Hostellerie du Gran Duc, immersa nel verde, è decisamente accogliente ma, quando ci rendiamo conto che i 35 km che ci separano dalla valle di fianco si traducono in un’ora abbondante di stradina di montagna, rimpiangiamo di non aver scelto un hotel a Prades! Questo finché non imbocchiamo, un po’ rassegnati, la statale che si rivela essere una pittoresca strada panoramica tra boschi, pascoli e greggi di mucche che pascolano beatamente. Un maldestro collage di tre foto scattate in "vetta" (non arriva neanche a 1.000 m) cerca di darvi l'idea del panorama che vi accoglie appena avete scollinato.



In perfetto orario sulla tabella di marcia (lo dico con un certo orgoglio: sarà l'ultima volta della vacanza ^^') arriviamo per pranzo a Villefranche-de-Conflent, un paesino medievale che conserva le possenti mura fortificate e su cui sembra fare ancora buona guardia il castello.



Camminando nei tre vicoli in croce del villaggio mi hanno colpito le bellissime insegne di ferro battuto che invitano i turisti a entrare nei negozi: parrucchiere, fabbro, negozi di vasellame o di indumenti di lana (la mia preferita! :)) e molte altre. Ogni bottega ha la sua insegna personalizzata.


Come nella migliore tradizione montanara, anche qui ci sono le streghe (che sembrano affollare diverse valli alpine). Lì però erano già iniziati i saldi ;)


Dopo una sosta veloce alla creperie ;) inizia il nostro percorso alla scoperta delle chiese romaniche della zona. La vera sorpresa del viaggio. Chi si immaginerebbe che, sperdute in cima ai monti aridi tra Francia e Spagna, si nascondano tante chiese, antichissime e di grande pregio?
Costruite sul cammino che portava a Santiago, dopo lo splendore del Medioevo, quando erano esse stesse meta di pellegrinaggi, sono state completamente dimenticate per secoli, tanto da diventare all'occorrenza rifugio per i pastori e le loro greggi. Forse a causa del lungo oblio si sono conservate intatte, ancora con tracce di affreschi, colonne scolpite magnificamente e chiostri che ti catapultano all'istante all'alba dell'anno mille.
Spero di non annoiarvi troppo con tutte le fotografie che seguono, magari un po' ripetitive, e di riuscire a trasmettervi almeno in parte la magia di quei luoghi. Il romanico è lo stile che amo di più nelle chiese: essenziale, puro, armonioso, senza nessun eccesso ma perfetto. Non trovate?

Saint-Michel-de-Cuxa, monastero benedettino, è la prima abbazia che visitiamo e la più antica (fondata addirittura nel 878)




Con stupore abbiamo cercato le tracce pre-romaniche, ancora ben visibili nell'arco "a fungo" (ovviamente questa è la mia personalissima terminologia, ma rende bene l'idea ;)) e nei fantasiosi capitelli del chiostro, scolpiti con soggetti poco "ortodossi



Ci siamo poi spostati a Serrabona, teoricamente a pochi chilometri di distanza, praticamente sperduta nel nulla, tanto che diverse volte abbiamo creduto di aver sbagliato strada. E invece no :) Se non trovate cartelli nè segni di vita per chilometri siete sulla buona strada: quando avrete perso le speranze la viuzza finirà nella ghiaia e sarete arrivati. Ne vale la pena perchè Serrabona è stata in assoluto la mia tappa preferita della giornata. Un po' per l'isolamento totale dal mondo (scommetto che di notte non si vedono luci artificiali lassù, solo stelle)



Un po' per le piccole dimensioni che la fanno sembrare un rifugio perfetto.
Un po' per il minuscolo cimitero - anch'esso dimenticato - dove puoi perderti a fantasticare sulle vite delle poche persone sepolte lì, tutte imparentate tra loro



 Un po' per l'armonia perfetta con cui l'architettura si inserisce nella natura incontaminata


Un po' per il tesoro che racchiude al suo interno: tra le mura di pietra, semplici e disadorne, è custodito un piccolo colonnato di straordinario pregio, con sculture così fini e levigate da sembrare di cera.


Infine Elne, più conosciuta, perfettamente indicata e pubblicizzata, meno significativa, almeno per me. Forse perchè l'abbiamo vista per ultima, con gli occhi pieni delle meraviglie precedenti. Forse perchè mi ha dato l'impressione di essere fuori luogo, così circondata dalla squallida periferia di Perpignan, come se fosse lì lì per essere fagocitata dalla grande città moderna, distante anni luce dal mondo da cui proviene lei.
Il suo chiostro è comunque il più importante di tutti quelli della giornata.


Da qui inizia il nostro cammino verso ovest: a Elne lasciamo la costa coi suoi viali di palme, i paesaggi brulli e i colori rosso-gialli della catalogna. Da Carcassonne in poi inizia una campagna verde e rigogliosa, dolci colline che si susseguono senza fine con i Pirenei sullo sfondo, viali ombreggiati da enormi platani, campi di girasoli, strade panoramiche che attraversano pittoreschi paesini molto “francesi”: pareti di pietra chiara, infissi in legno bianco, balconcini di ferro battuto, giardini pieni di ortensie. E’ un tratto di viaggio molto riposante dopo l'arsura mediterranea, un piacere per gli occhi e un benvenuto nella Francia vera e propria.

 

Prossima tappa: i Pirenei

10 commenti:

  1. Bellezza!! Questo, insieme al Luberon, e' nella lista dei miei prossimi viaggi (lista infinita) :D

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  2. Ma che noia ragazza mia?! Mi sono gustata ogni angolo sembra un posto davvero invitante e assolutamente nei miei parametri. E pure insolito neh.
    baci Ilaria frollini

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  3. Oooooooh. Posso ripermi? Ooooooooh. Che bel post... anzi, che bel viaggio. Posso trasformarmi in un pupazzetto tascabile e venire con voi nei vostri prossimi viaggi? Un incanto, si respira serenità, calma, ma anche arte e cultura: una vacanza con i fiocchi. Grazie Robin per questi bei reportage!

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  4. Incantevoli!! La parete rivestita dell'edera, le arcate, le belle composizioni di fotografie, ci hai messo molto impegno e mi complimento per il risultato!!! Quanti bei ricordi hai raccolto da mostrarci! Mi ha colpita particolarmente e vorrei tanto esservi stata, quella stradina pedonale stretta stretta, con le sue insegne in ferro battuto, e il cimitero con la porta accanto :-)

    Rispondo qui alla tua domanda: essendo al tramonto, le libellule erano in una zona d'ombra e stavano mangiando o riposando. Mi trovavo più in basso rispetto a loro. In effetti in pieno sole è difficile riprenderle. Però a volte, basta stare immobili e aspettare, spesso si posano nuovamente dove erano prima.

    ciao Robin e a presto :-)

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  5. Che belle foto e che posto incantevole!
    PS: sto pensando di fare un blog candy, per maggiori info: www.nadinesilva.it/blog

    Grazie e buonagiornata
    Nadine

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  6. Elle - in effetti io e Mr Owl diciamo spesso che la Francia andrebbe visitata tutta, pezzetto dopo pezzetto. Vero è anche che la lista dei viaggi da fare è sempre infinita ;)

    Ilaria - grazie! Quando i post diventano troppo lunghi ho sempre paura che abbiamo effetto soporifero ;)

    Silvia - grazie, come sempre :))

    Dani - in effetti mi ci è voluto un sacco di tempo per scegliere le foto e fare i collage (e come al solito non sono completamente soddisfatta, ma pazienza) quindi è una soddisfazione sapere che il lavoro è apprezzato ;)

    Nadine - ciao, benvenuta!

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  7. Che meraviglia quella casa con tutti i rampicanti, e fantastiche le insegne delle botteghe.
    Ha ragione Silvia, si vede, si sente e si respira serenita' in queste vostre vacanze.
    Sul romanico, l'hai catturato alla perfezione, noi volevamo sposarci qui
    http://it.wikipedia.org/wiki/Rotonda_di_San_Tom%C3%A8
    (ma poi abbiamo fatto una cosa piu' british)

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    1. Che bella la rotonda di San Tomè, non l'avevo mai sentita nominare (e infatti non sono mai stata a BG)!
      Se mi dovessi sposare, anch'io sceglierei una piccola chiesa romanica :)
      (l'ho detto: se mai capiterà, sarà in una mega cattedrale barocca ;)

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  8. Belle, belle, belle queste foto!! ma poi come fai a renderle così decoratose? insomma, sei sempre avanti! ahah :)
    Adesso corro a leggere l'altro post.

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  9. Che angolini, che posti magnifici!:) le insegne in ferro battuto sono favolose, e a saperlo evitavo di spendere un capitale di scuola guida, la scopa inquina molto meno...
    Dovrei farmi un giretto in Francia, sì...e temo che il mio pomeriggio di (previsto) ripasso sia terminato sul nascere, vado a leggermi il seguito :)

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