Quando
Natadimarzo mi ha chiamata "donna in carriera" nel suo commento al mio
post di rientro mi è venuto un po' da ridere ma anche da pensare, visto che era la seconda volta in una settimana che venivo definita così. La prima è stata una sera in Germania, nel tragitto dalla fiera al party di un giornale inglese, mentre ero al telefono con Mr Owl e gli sussurravo romanticamente "Mi raccomando: metti il Napisan nella lavatrice, eh?! Come non è venuta la signora delle pulizie stamattina?? Riesci a fare tu la spesa di verdure così al ritorno posso cucinare il minestrone?" e altre smancerie simili ;)
Lui per scherzare ha fatto la vittima "La donna in carriera in giro per il mondo e il povero uomo a casa tra fornelli e bucato". Ovviamente era una frase buttata lì per ridere insieme, ma mi ha fatto comunque impressione, dato che mai e poi mai prima di allora avevo pensato neanche lontanamente di poter assomigliare a una donna in carriera. E a ragion veduta!
Nel mio immaginario le donne in carriera sono sempre eleganti, con tacchi e trucco perfetto. Io sono abbonata al jeans + scarpe basse e i miei capelli avrebbero decisamente bisogno di una visita dal parrucchiere. Ah, nel caso ci fosse bisogno di precisarlo, il mio trucco si chiama crema idratante: molto comodo, velocissimo, ma ahimè invisibile.
Le donne in carriera hanno una macchina ruggente ultimo modello e possibilmente l'autista. Come sapete, io vado e vengo dall'ufficio in bibicletta - che è pure sporca e scassaticcia.
Per definizione, le donne in carriera hanno sempre un trolley pronto e prendono aerei più spesso del tram, in piena nonchalance. Durante il decollo leggono il giornale e appena arrivate in quota aprono il protatile e lavorano senza lasciarsi distrarre dalle turbolenze o dai vuoti d'aria. Io devo iniziare a prendere gocce tranquillanti quando compro il biglietto aereo e dal decollo all'atterraggio sto ferma come una statua (e anche bianca come una statua!) nel mio posticino, piantando le unghie sul bracciolo e sperando ardentemente che non ci sia nessuno scossone. Se solo mi azzardo a leggere la scritta "Fasten seat belt while seated" sul sedile di fronte rischio il vomito immediato modello esorcista.
Le donne in carriera fanno capo a una grande città, agli ultimi piani di un grattacielo stile Manhattan. Io lavoro sopra l'Esselunga e quando apriamo le finestre alla mattina entra già puzza di pollo arrosto ^^'
Immagino che le donne in carriera abbiano un ufficio personale, magari con pareti di vetro panoramiche, una scrivania enorme e ordinata, i loro titoli di studio appesi alle pareti e, soprattutto, santa-centralinista che prende le telefonate per loro. Noi lavoriamo in sette in due stanze, con scrivanie microscopiche su cui stanno in equilibrio precario pile di raccoglitori e solo due linee telefoniche (a cui in genere rispondo io...). Dulcis in fundo, non abbiamo vere e proprie finestre, ma una lunga "feritoia" alta 50 cm che corre nella parte più alta di una parete (per guardare fuori devi alzarti dalla scrivania e allungare il collo)
Infine, ma non meno rilevante, una donna in carriera guadagna abbastanza da potersi permettere una domestica, una tata, un personal trainer e uno psicoterapeuta. Io... beh...devo proprio aprire il discorso paga?
Quando penso a me stessa in versione lavorativa, prima di "donna in carriera" mi vengono in mente un centinaio di altre definizioni, tra cui: mulo o bestia da soma, sfigata o semplicemente impiegata tipo, a seconda della giornata e del mio umore. Mi viene il dubbio però che anche la "donna in carriera" sia tutto questo, solo patinato da un nome più cool :) Ecco perchè, essendo incorreggibilmente fuori moda, se mai vi sentirete di chiamarmi così, lungi dall'offendermi gongolerò e mi pavoneggerò con piacere, pur continuando a ignorare cosa sia di fatto una "donna in carriera" ;)
Quello che conosco bene, invece, sono i segnali del troppo lavoro:
- prima di partire per le trasferte "passi le consegne" al tuo compagno sulle cose da fare durante la tua assenza
- nei periodi più intensi la risposta automatica a tutti quelli che ti chiedono qualcosa è "mi spiace ma sono molto impegnata: puoi scrivermi un'email?". Che si dirottino sull'email amici e parenti va anche bene, ma quando stai per rispondere così anche alla zingara che si avvicina per chiederti le elemosina c'è qualcosa che non va
- quando la gente parla del temporale di martedì o del bellissimo sole di venerdì tu cerchi di ricordare che tempo ha fatto negli ultimi giorni, ma non lo sai proprio, perchè di fatto hai trascorso le tue giornate da mattina a sera in ufficio
- aspetti con piacere l'appuntamento mensile dall'estetista perchè stare 15' sdraiata sul suo lettino ti sembra comunque un lusso, nonostante il doloroso dettaglio della ceretta
- una mattina ti rendi conto che durante la tua assenza (torni a casa solo per dormire) il cestone della biancheria sporca si è duplicato ed entrambi adesso ti minacciano gonfi e straripanti. Ovviamente non hai memoria del quando o del come sia avvenuta questa moltiplicazione.
La brutta notizia è che fra una settimana esatta il nostro evento inizia.
La bella notizia è che durerà solo quattro giorni, quindi domenica 15, viva o moribonda, sarà finalmente tutto finito! :)))